Da “La vita di Dom Grea” di Dom Paul Benoit
Il fine o i fini del nuovo Istituto (fascicolo 5, pag. 133)
… Dom Grea si propose di ricondurre lo stato di perfezione evangelica al focolare del presbiterato delle campagne: egli risuscita nella Chiesa i Canonici Regolari dei bei secoli: Canonici, Chierici gerarchici(incaricati) preposti alle Chiese, votati al duplice servizio di Dio e del ministero dei fedeli, ma anzitutto del servizio di Dio(nos vero orationi et ministerio verbi…); Regolari, stabiliti non solamente nello stato di castità perfetta, ma anche nello stato di povertà evangelica e nelle osservanze comuni a chi fa la professione della perfezione evangelica.
…
I Canonici Regolari, dice san Tommaso, proprio destinantur ad cultum divinum, scriverà il fondatore a Mgr. De Segur in quegli anni: “noi dobbiamo riprodurre di nostro Signore la sua religione verso il Padre dobbiamo anche, nella misura legittima, applicarci ai diversi servizi della Santa Chiesa, perché noi siamo i Chierici della gerarchia “essenzialiter”, così come i monaci lo sono “ per accidens”.
La nostra vita è cenobitica e noi seguiamo, con la regola di sant’Agostino, le osservanze tratte dalla regola di san Benedetto, un po’ simili a quelle dei Domenicani. Noi siamo Canonici e in questa qualità, l’officio di coro cantato di giorno e di notte occupa una parte della nostra vita. Noi siamo cenobiti e monaci e in tale qualità, noi pratichiamo il silenzio, il ritiro, le astinenze e i digiuni descritti dalla regola di san Benedetto, etc… e noi cerchiamo la pace della preghiera. Noi siamo Chierici e in questa qualità, studiamo, predichiamo, confessiamo e possiamo adempiere tutte le funzioni ecclesiastiche, compresa quella di parroco, ma in tal caso. I nostri religiosi non saranno mandati soli in parrocchia, ma 3 insieme, al fine di rispettare meglio la regola e la vita comune (lettera a Mgr. De Segur 1873):
(pag. 134)
Vi sono due metodi di evangelizzazione:
1. il più antico è quello del clero gerarchico stabilito nello stato di perfezione evangelica, il Clero ordinario
2. il clero extragerarchico, numeroso e fervente, ma extra-ordinario.
Dom Grea è per la prima soluzione!
Lo spirito liturgico, gerarchico, antico nell’amministrazione (pag. 137)
Dom Grea portò nell’amministrazione della diocesi di St. Claude questo spirito gerarchico, liturgico arcaico che era caratteristico della sua natura e della sua grazia. Egli rivendicò e sostenne con costanza ed energia l’autorità episcopale contro le opinioni o i tentativi che miravano a diminuirla.
Le prime professioni (pag. 147)
Sono fatte l’8 settembre 1871 nelle mani di Mgr. Nogret, vescovo di St. Claude.
(pag. 148)
Le regole seguivano quelle praticate a St. Vittore di Parigi.
Anche se non è riconosciuto a Roma, l’Istituto è legittimamente istituito sotto l’autorità del Vescovo, avente la sua regola approvata dall’ordinario, i suoi voti da lui ricevuti; è un istituto di Canonici, cioè di Chierici gerarchici, quindi incardinati ed inscritti (intitolati) nella gerarchia delle chiese particolari.
Il nuovo Istituto è diverso dai Domenicani, Gesuiti ecc… perché unito alla Chiesa particolare per esercitarvi il servizio ordinario, è costituito nella gerarchia.
(pag. 150)
L’opera di Dom grea è attinta (presa di peso) nell’antichità.
(pag. 161)
Con il “Decreto di lode”, l’istituto dei CRIC divenne un istituto della Chiesa universale, sotto l’autorità di un superiore Generale, ma con una dipendenza dai Vescovi che ha subito qualche variazione nei particolari, determinate da ciascuna epoca, dalle costituzioni apostoliche e dalla pratica della Chiesa di Roma, che frattanto lascia al superiore generale il potere di governare il suo istituto e di amministrarne i beni. L’istituto gode quindi dell’esenzione, non totale, come i grandi istituti a voti solenni, ma abbastanza ampia, come gli istituti a voti semplici e con superiori Generali.
Bisogna fare una osservazione importante riguardo a questa esenzione, perché essa concerne le disposizioni intime (profonde) del fondatore. Dom Grea ha sempre avuto una singolare venerazione per l’episcopato. Desiderava profondamente che i sacerdoti, usciti dalla fecondità del Vescovo, tenessero a cuore in modo particolare all’onore di dipendere dal loro autore. Egli accarezzava questa dipendenza soprattutto nel clero pastorale, in questi sacerdoti e ministri che sono la corona ed il senato del vescovo per aiutarlo nel servizio della Chiesa particolare. Questa dipendenza era stata la condizione universale dei Canonici Regolari durante i primi dodici secoli; essa era poi rimasta, fino all’esplosione del protestantesimo, ed anche fino alla grande rivoluzione, lo stato di vita di una moltitudine si comunità canonicali, anche di piccole congregazioni. Essa rispondeva meglio al fine medesimo dell’istituto canonicale, poiché i Canonici Regolari sono il clero pastorale delle Chiese particolari, differenziandosi dal clero secolare solo per la pratica dei consigli evangelici.
(pag. 162)
Dom Grea riconosceva ora che la Chiesa universale aveva incoraggiato le congregazioni ad essere di diritto pontificio e che queste grandi congregazioni erano più forti ed avevano più vita, più influenza, più possibilità di azione rispetto alle comunità o congregazioni diocesane. Egli vide l’esenzione come una necessità da subire, nell’attesa di tempi più propizi.
Lenta e laboriosa redazione delle Costituzioni (pag. 297)
… Egli volle un ordine di sacerdoti e di chierici che vanno nelle Chiese particolari per condurvi l’antica vita comune del clero d’occidente, essendo pastori e chierici ordinari delle Chiese come i sacerdoti secolari.
Durante i secoli i Canonici erano alle dipendenze del Vescovo, ma dopo il XIII secolo i vescovi si secolarizzarono, l’esenzione divenne regola corrente anche per i Canonici Regolari
Dom Grea Abate
Qualche riserva da fare (pag. 424)
Se l’istituto, nella sua grande maggioranza, aveva accolto con gioia questa nomina, qualcuno, tra cui Paul Benoit (senior), se ne rammaricò perché la congregazione fondata da Dom Grea è un istituto di Canonici Regolari, cioè di chierici religiosi uniti alle Chiese per essere clero ordinario. Se il Vescovo è il capo di tutte le Chiese della sua diocesi perché dare le insegne episcopali ad un altro?